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A mo’ di prologo all’analisi sulla transfunzionalizzazione del mito nel cinema fantastico contemporaneo ci sembra indispensabile, come dicevamo, inquadrare in un più ampio contesto il discorso che andiamo facendo, sebbene molte considerazioni avremo occasione di farle al momento opportuno, via via che procederemo col nostro lavoro di disamina; in particolare intendiamo occuparci brevemente in questa sede del riaffiorare, nella compagine della nostra socio-cultura, di prassi comportamentali appartenenti in origine a civiltà che alla loro base ponevano il mito, e sorvoleremo, per il momento, sui multiformi tipi di citazione dei contenuti propriamente mitologici che spesso a tali prassi si accompagnano. In altri termini, qui non ci interesseremo tanto delle rivisitazioni più o meno legittime della mitica tradizionale che per ogni dove vengono attuate (e di cui daremo possibilità di ampio riscontro nella seconda parte di questo studio), bensì di quella non tanto celata tendenza della cultura, in particolar modo di quella di massa, a procedere, in definitiva, in maniera «mitologica».

Sebbene una certa forma di «ipostasia» sia infatti da tempo entrata a far parte delle teorie della conoscenza «laiche e progressiste», la stessa epistemologia, cui compete per così dire di separare il grano dal loglio, pare non prestare la dovuta attenzione a questo fatto, maggiormente grave per chi, come noi, non si accinge ad intraprendere una ennesima «crociata» in difesa del rigoroso metodo scientifico, ma tenta pure di separare un legittimo «grano» mitologico da un «loglio» che spesso è presentato come epistemologicamente corretto.

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